Orrido

Non è un luogo di calma, ma la verticalità dell'anima. È il blu scuro che domina, denso e vibrante, non più mare disteso ma profondità rocciosa che precipita. Queste cime scabre, queste guglie affilate, sono ferite incise sulla carta chiara.

La materia si condensa nell'inchiostro, tra il cobalto profondo e il lapislazzulo furioso. Non c'è linea dolce; solo il graffio del pastello, l'ombra cruda che definisce strappi e fenditure.

L'Orrido è l'abisso che si innalza. La luce bianca del fondo tela non è giorno, ma vuoto, il baratro che attende ai piedi della falesia. Il blu non è acqua, ma un'impronta lasciata dal tempo geologico, la memoria scolpita di un'emozione acuta.

La forza sta nel contrasto brutale tra la forma nera e bluastra che sale e il nulla candido che la circonda. Non è un paesaggio, è un'affermazione di forza e di solitudine.