Susanna Zambetti è un'artista e docente bergamasca. Dopo aver conseguito il diploma presso il liceo artistico di Lovere, ha proseguito la sua formazione all'Accademia di Brera a Milano, dove ha approfondito le sue competenze artistiche. La sua carriera nel campo dell'insegnamento è iniziata con un corso di specializzazione e alta specializzazione per l'insegnamento, e ha continuato a crescere con la frequenza di un corso di stampa calcografica alla Fondazione Il Bisonte di Firenze. Susanna ricopre attualmente ruoli significativi come docente di discipline pittoriche e di disegno e storia dell'arte presso l'Istituto Antonietti di Iseo. Inoltre, è stata referente di progetti artistici sia nazionali che internazionali, contribuendo attivamente alla promozione dell'arte e della cultura, al momento riveste il ruolo di responsabile artistico del progetto C.A.S.A. W'ECO design festival SISTER CLASS dell'I.I.S. Antoniettii in collaborazione con Municipalità di WUXI (PRC) –Scuola di TAIHU (Jiangsu Taihu Senior High School) – W'ECO (Eco design Festival) di KeYi Beijing(PRC) – Rassegna della Microeditoria – Chiari BS.

Negli anni '90, ha ricevuto un premio al concorso di pittura Ada Negri a Lodi, un riconoscimento che ha messo in luce il suo talento e la sua dedizione all'arte, permettendole di esporre le sue opere presso il centro "Vanoni" della città lombarda. Negli stessi anni, ha partecipato a mostre collettive a Milano insieme ad altri artisti compagni di studio in Accademia, con il gruppo "Arcipelaghi insonni", presentate dal rettore dell'Accademia di Brera, Fernando De Filippi.

Più recentemente, ha preso parte a diverse mostre collettive, tra cui quella presso la sede dell'Associazione Artisti Bresciani di Brescia, alla galleria Immaginaria di Milano, al premio Suzzara e alla Fondazione Arsenale di Iseo. Ha esposto inoltre le sue opere in mostre personali a Pisogne, a Bergamo e a Rodengo Saiano, nell'Abbazia Olivetana, con la mostra "Ardà zò", presentata dalla critica Prof.ssa Marialuisa Spini, presso la galleria Cult di Alghero, con l'esposizione "La donna del lago" a cura di Valentina Piredda-Sardinia.

Oggi, Susanna Zambetti continua a impegnarsi nel voler formare nuove generazioni di studenti con la sua passione e il suo impegno nel mondo dell'arte. 

Di-segno in segno di-colore in colore.

Disegno e dipingo spontaneamente, come se tenessi un diario, partendo dal presupposto che lo faccio solo ed esclusivamente per me stessa. In questo modo non ho l'obbligo di rispettare alcun canone: simmetria, realismo dei colori e segni al posto giusto non sono affatto necessari se il disegno o la pittura non hanno alcun destinatario.

Ma quali sono le ragioni che mi spingono a "mettere su carta" le mie emozioni e i miei ricordi e a riporli in una cartelletta? A volte, solo sulla carta riesco ad annotare sensazioni o colori prima che svaniscano, come invece accade ai ricordi.

Così, mentre le mie giornate vengono travolte dagli eventi e la vita mi conduce verso un futuro lontano da questo mondo, tutto ciò che sono stata rimane in quel fascio di disegni e dipinti, nascosti in un luogo riservato del mio studio, proprio come è accaduto ad Anne Frank con il suo diario.

Che l'arte figurativa sia in crisi, non spetta a me certo sostenerlo, ma a chiunque voglia sperimentare questa verità non deve fare altro che recarsi alla prossima biennale e cercare nei vari padiglioni una china, un acrilico, un acquarello. Troverà più facilmente concetti, espressi con legno, fossili, monitor, foto, video, sedie, armadi, - sculture che ancora reggono l'abilità di un certo artigianato - forme di happening e performance che necessitano di pagine scritte con tanto di spiegazione, perché visto che nessuno è nato imparato, certe visioni per venir comprese devono essere spiegate nel loro intrinseco significato come si trattasse di un mobile dell'Ikea da montare. Concetti sparsi come viti e tavolati e gambe che senza istruzioni finirebbero in discarica. Questa premessa mi è utile per concettualizzare la negazione concettuale di Susanna. Un paradosso? Forse. Quello che vediamo lo vediamo e questo è quanto. Aldilà delle forme fittizie online, di strumenti tecnologici che sfumano albe e oggetti disossati delle loro anime, il colore sulla carta che cola è un gesto arcaico e primitivo, che risale dagli albori ad oggi, senza connessioni o giga o effetti speciali utili per spiegare che? Il concetto è nel cul de sac, luogo di iuta dove ogni due anni sulla laguna si danno appuntamento fagioli secchi con le loro elucubrazioni spettacolari, che nemmeno sanno quanto costa un vasetto di Ecoline. Detto questo, il visitatore si rilassi e osservi e veda quel che riesce a vedere. Il concetto è dentro di voi, nessun foglio vi spianerà la strada. C'è chi vedrà una predominanza di rosso, chi di blu. Chi vedrà vegetali antropomorfi, chi vegetali. Ognuno, dunque, concludendo, ritrovi i propri timbri del gusto, senza condizioni, senza consigli o istruzioni, e sia conforme a sé.

                                                                          Moreno Confalone